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Libera Università di Bolzano

L'ex-studentessa Margherita Pasqualini lavora alla Banca Europea per gli Investimenti.

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#unibzcareers. “Alla BEI mi misuro alla pari con colleghi dei migliori atenei d’Europa”

Nel 2020 Margherita Pasqualini, studentessa di unibz, cercava un tirocinio in un ente prestigioso ma invece ha trovato un lavoro. Nell’intervista, racconta come ci è riuscita e le sfide che dovrà affrontare.

Originaria di Treviso, Margherita Pasqualini, laureanda della magistrale in Accounting e Finanza, si definisce “adottata da Bolzano, la città in cui la mia vita ha svoltato in seguito alla decisione di venire qui a studiare dopo aver frequentato il liceo classico nella mia città”.

Margherita, perché sostieni che la tua vita è cambiata grazie a unibz?

In primo luogo perché qui ho potuto affrontare uno studio che coniugava le mie grandi passioni: la comunicazione e il lavoro aziendale e l’apprendimento delle lingue. Per questo mi sono iscritta alla triennale in Economia e Management, dove mi sono laureata nel 2018. Dopo la triennale, ero un po’ indecisa su cosa fare. Mi sono decisa per la magistrale di Accounting e Finanza perché sono stata convinta dalla qualità dell’insegnamento e dal rapporto con i professori. Sempre più mi accorgo che della preparazione che unibz fornisce ai suoi studenti. L’approccio è a metà strada  tra gli Stati Uniti e l’Italia, la pratica si mischia con la teoria. Veniamo preparati molto bene per il mondo del lavoro. Il primo anno all’università ho scoperto l’analisi di bilancio e la contabilità con la prof.ssa Corteau e il prof. Bonacchi e mi sono detta: “Questo è il mio mondo. Voglio capirlo e appartenervi”.

Avresti mai pensato di arrivare a lavorare per una banca internazionale di investimento?

Era un’aspirazione o poco più. Parlando con alcuni amici mi sono poi convinta di avere le carte in regola anche per partecipare a una selezione per un tirocinio alla Banca Europea per gli Investimenti. All’inizio, a ottobre 2020 quando avanzai la mia candidatura, ero molto insicura perché mi vedevo in competizione con studenti di università rinomate come LSE o la Sorbona. Gli altri candidati erano molto sicuri di sé per il fatto che provenivano da atenei prestigiosi però, durante il colloquio, hanno apprezzato il racconto del luogo in cui studiavo, l’Alto Adige, sia per la questione del trilinguismo sia per la capacità di interagire con culture diverse. Ha riscosso grande apprezzamento anche il fatto di essere in grado di lavorare in gruppo. Il confronto costante con persone di culture diverse è molto importante in EIB: è alla base del lavoro quotidiano almeno quanto la competenza nell’analisi dei dati e nell’utilizzo di tool informatici come Excel, R o Python. È stato anche apprezzato il fatto che il mio CV contenesse esperienze lavorative accumulate grazie ai tirocini obbligatori: da quanto ho capito, non è sempre scontato.

Quando ti è arrivata la proposta di lavoro?

Mi ero candidata a un tirocinio a ottobre 2020.  Ho passato il primo step e al successivo colloquio sono stata informata che di lì a poco si sarebbe aperta una possibilità di accedere a una posizione junior. Mi chiesero quindi se non avessi interesse. Sinceramente,  non me l’aspettavo. Tra l’altro, pur non avendo ancora terminato gli studi, avevo già ricevuto due offerte di lavoro: una a Firenze e una a Milano. Ho deciso di accettare la sfida e sono entrata nel lungo processo di selezione, durato due mesi e conclusosi prima di Pasqua, quando mi è stato comunicato che il posto era mio. Il processo era suddiviso in sei fasi che comprendono prove di ragionamento logico-matematico, conoscenze di software statistici e colloqui con l’ufficio risorse umane e il o la manager con cui dovrai collaborare. Non è stato semplice anche perché dovevo ancora finire gli esami e stavo cominciando a scrivere la tesi.

Adesso da quanto tempo lavori alla BEI? E di cosa ti occupi, nello specifico?

Da circa due mesi mi trovo qui in Lussemburgo anche se siamo sempre in smartworking. Lavoro nell’unità segretariale del “Global Emerging Markets (GEMs) Risk Database Consortium”, un consorzio di banche di sviluppo fondato dalla Banca Mondiale e da EIB nel 2009 con l’intento di aggregare dati sul rischio finanziario nei mercati emergenti. In sostanza il nostro lavoro, mutatis mutandis, è simile a quelli di una centrale rischi di una banca: valutiamo la sostenibilità di un credito per un progetto di sviluppo. Attualmente siamo nella fase di revisione del rapporto annuale e sto lavorando alla versione in tedesco assieme a un collega della Germania. Inoltre, parlando io cinese mandarino - imparato nell’anno di superiori in cui ho vissuto nel nord della Cina – ho spesso a che fare con i partner di quell’area. Faccio parte di un team molto giovane, con grande preparazione e motivazione. Tra luglio e settembre c'è un grande lavoro da svolgere perché la preparazione della relazione annuale è molto impegnativa. Io coordino la preparazione del report sui mercati emergenti.

È un incarico di grande responsabilità, nonostante tu ricopra una posizione junior. Una volta superata la selezione ci si sente pronti o, all’inizio, c’è sempre un po’ di timore, dettato dal fatto di lavorare per una istituzione internazionale?

All’inizio ero spaventata perché si lavora in un posto importante e molto esposto anche mediaticamente. In precedenza avevo fatto tirocini in realtà aziendali di medie dimensioni. Adesso invece mi ritrovo a relazionarmi quotidianamente con personale della Banca Mondiale o dell’Asian Development Bank.

Ciò cosa comporta?

In primis ho dovuto imparare a comunicare in maniera politicamente corretta. Ad esempio, non si possono dare suggerimenti ma bisogna sempre chiedere se le persone con cui si collabora sono d’accordo, sapere cosa pensano di un determinato problema. Bisogna imparare a comunicare senza veicolare pregiudizi. È essenziale in BEI.

Il tuo futuro sarà in BEI?

Per adesso ho un contratto di due anni e mi trovo molto bene. È una palestra eccezionale dove “farsi le ossa”, poi si vedrà. Sono arrivata a far parte di un modo che mi piace e da cui non voglio uscire. La parte legata alla stipendio è certamente importante ma ciò che più conta sono gli stimoli che mi dà il lavoro. Credo molto nella sostenibilità e quindi ho sensazione di fare qualcosa di qualificante per me e per la società.

(zil)