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Libera Università di Bolzano

unibz-Studentinnen und zebra-Verkäufer Ighobue Nwachukwu
studentesse di unibz e venditore-zebra Ighobue Nwachukwu

Press releases

zebra. all’università

Dopo la pausa estiva il giornale di strada zebra ritorna con un numero speciale, realizzato in collaborazione con la Facoltà di Design e Arte di unibz.

Guidate dalla professoressa Eva Leitolf, Giulia Cordin e dal professor German Duarte dello Studio Image di unibz e dal redattore di zebra. Alessio Giordano, undici studentesse si sono messe in gioco per un intero semestre, sviluppando progetti artistici e redazionali per il giornale di strada: il risultato è un’edizione diversa dal solito – a cominciare dalla copertina - ma allo stesso modo ricca di storie e contenuti.

Nel corso del secondo semestre le studentesse di Studio Image presso unibz hanno ripensato e confezionato un’edizione originale del giornale di strada. La varietà di idee e approcci delle giovani artiste si è concentrata intorno al tema dell’”aiuto”, che tocca in maniera diversa le esperienze e i lavori di tutte loro. Nella fase iniziale della collaborazione un importante contributo lo hanno fornito i venditori e le venditrici di zebra, provenienti da 12 Paesi e 4 continenti diversi. Le studentesse, infatti, li*le hanno affiancati*e nell’attività di vendita, vivendo così esperienze concrete e toccando con mano alcune questioni centrali del progetto sociale dell’OEW, che lo scorso giugno ha inaugurato “zebra.social work”, progetto realizzato nell’ambito del programma FSE “Interventi di Innovazione sociale, attuato nell’ambito del Programma Operativo FSE 2014-2020 della Provincia Autonoma di Bolzano e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, dalla Repubblica Italiana e dalla Provincia Autonoma di Bolzano.

Le giovani artiste si sono poste alcune domande: come reagiscono in strada le persone a zebra., ai venditori e alle venditrici? In che modo i venditori e le venditrici affrontano un rifiuto o un incoraggiamento? Come vengono percepiti*e da chi passa per strada e in che modo vorrebbero essere percepiti*e loro? Si interessano ai contenuti della rivista? Motivate dalla volontà di fornire in prima persona un aiuto ai venditori e alle venditrici di zebra., le studentesse hanno realizzato che non sempre le aspettative personali e quelle della persona ritenuta bisognosa di aiuto coincidono e che le modalità e il tipo di aiuto che si può prestare corrisponde al reale bisogno della persona in difficoltà. Questa esperienza ha suscitato sentimenti contrastanti nelle studentesse - in parte erano entusiaste, in parte scosse -, e ha contribuito in maniera decisiva al processo di creazione.

“Il mio progetto non sarebbe stato possibile senza i venditori e le venditrici di zebra.”, afferma Ariana Mirea. Nel corso del progetto la studentessa si è rispecchiata in loro per alcuni aspetti, su tutti la lontananza da casa. Dopo tre anni ha fatto ritorno in Romania, suo paese d’origine, dove ha vissuto “un turbine di emozioni: tutto mi sembrava nuovo e allo stesso tempo mi sembrava di conoscere ogni angolo, rivedere i luoghi e le persone a me care mi ha portato a riavvicinarmi moltissimo alla mia cultura e avere uno sguardo più consapevole riguardo ciò che comporta essere lontani da casa, i benefici e gli aspetti negativi.” Mirea considera il suo progetto fotografico, un mix tra passato e presente, lo specchio di ciò che ha vissuto.

Dora Musola invece ha inizialmente concentrando la propria attenzione sulla comunità nigeriana, per poi allargare il raggio della sua ricerca alle diverse comunità del continente africano del Trentino Alto Adige. È entrata quindi in contatto con la Cellar Contemporary Art Gallery di Trento, che in quel momento ospitava una mostra fotografica di Zana Masombuka, un’artista sudafricana. Lo studio di questa artista le ha permesso di riflettere sul concetto di identità. “Ho scritto un testo che parla della provenienza e del (non) significato della domanda “Da dove vieni?” e ho sviluppato un contenuto visivo per la rivista, fotografando molte persone nelle loro sfumature, colori e frammenti”, dichiara. Le sue foto, che contengono elementi diversi nella composizione e più livelli di profondità, aprono domande a cui non sempre è semplice trovare risposta.

La collaborazione, nata con l’idea iniziale di dare una nuova veste grafica alla rivista, si è quindi presto sviluppata in uno scambio costante e proficuo che ha messo al centro il giornale di strada come istituzione sociale, i concetti di “aiuto” e “cooperazione” e la coscienza delle studentesse come giovani artiste. “Il team di zebra. ci ha dato carta bianca per realizzare l’edizione di settembre: una sfida molto stimolante per noi”, afferma prof.ssa Eva Leitolf, coordinatrice di Studio Image presso unibz, che evidenzia come “da questo confronto intenso le studentesse hanno realizzato un numero del giornale di strada molto personale e ricco di ispirazione.”

Alessio Giordano, redattore di zebra., ha accompagnato il progetto nel corso del semestre e spiega che “fornire la nostra piattaforma alle studentesse della facoltà di Arte e Design ci ha permesso di lavorare a stretto contatto con un gruppo di giovani e di sperimentare un linguaggio per noi inedito, che ci auguriamo riesca a destare l’interesse del pubblico dei*lle giovani lettori e lettrici.” Giordano ritiene, inoltre, che quest’esperienza sia stata “un arricchimento per tutti*e i partecipanti: abbiamo visto chiaramente che l‘“aiutare” non è una strada a senso unico, ma si costituisce di una fitta trama di relazioni e interazioni sociali di cui tutte le persone coinvolte possono beneficiare” e si augura che anche i lettori e le lettrici di zebra. si lascino accompagnare e “aiutare” volentieri in questo viaggio!