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Libera Università di Bolzano

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Economia e Big Data. Nuove catene di valore con il progetto CyclOps

unibz, Eurac Research e Ontopic sono le istituzioni di ricerca altoatesine coinvolte nel consorzio europeo che gestirà il progetto di ricerca CyclOps, finanziati da Horizon Europe.

La Strategia europea per i dati ha delineato l’obiettivo ambizioso di creare un mercato unico per i dati che garantisca la competitività globale dell’Europa e la sicurezza degli stessi, nonché il rispetto delle normative sulla loro gestione. Questa decisione ha portato allo sviluppo dei “Common European Data Spaces” (CEDS), un insieme di 14 spazi digitali, destinati a crescere nel tempo (tanto in numero, che in volume), e dedicati a tematiche come – tra le altre – la salute, la ricerca e l’innovazione, la mobilità, l’agricoltura e il patrimonio culturale. Affinché i “Data Spaces” possano però mantenere la promessa di diventare lo strumento principe per favorire la condivisione e lo scambio di informazioni in un’economia basata sui dati, c’è bisogno di tecnologie per la gestione dei dati all’interno delle organizzazioni, pubbliche e private, che consentano di utilizzare e trasformare in vantaggio competitivo i dati ad oggi contenuti nei Data Spaces e quelli che verranno in essi pubblicati nel prossimo futuro.

Il progetto e le sue possibili applicazioni

La Libera Università di Bolzano, con il gruppo di ricerca diretto dal prof. Diego Calvanese (Facoltà di Ingegneria), l’Istituto di Earth Observation di Eurac Research e Ontopic, primo spinoff di unibz, sono i partner altoatesini del consorzio del progetto europeo CyclOps, finanziato dal programma Horizon Europe, e costituito da 25 organizzazioni europee, tra università, enti di ricerca e imprese. “L’obiettivo di CyclOps è soddisfare le esigenze sia delle imprese che della comunità scientifica per quanto riguarda la necessità di gestire l’intero ciclo di vita dei dati, consentendo la condivisione e lo scambio di informazioni provenienti da fonti eterogenee, favorendo così lo sviluppo di nuovi servizi ad alto valore aggiunto”, afferma il prof. Diego Calvanese, che insegna alla Facoltà di Ingegneria unibz. L’attività di ricerca dei tre partner altoatesini si concentrerà in particolare sui dati ambientali. “Un esempio potrebbero essere le immagini satellitari. Questa tipologia di dati, fra i quali rientrano, ad esempio, indicatori quali la concentrazione di polveri sottili e particolato nell’aria e indicatori chimico-fisici che rivelano lo stato di salute delle acqua superficiali (fiumi, laghi, acque potabili), sono fondamentali per gli enti locali preposti quando devono valutare interventi per mitigare gli effetti del cambiamento climatico o pianificare interventi di protezione civile”, aggiunge Alessandro Mosca, ricercatore unibz attivo nel progetto.

L’innovazione principale cui tende il progetto di ricerca consiste nell’automazione intelligente dell’intero ciclo di vita dei dati utilizzando Grafi di conoscenza (KG, Knowledge Graph in inglese) che migliorano l’efficienza delle operazioni. I KG sono modelli formali in grado di accogliere rappresentazioni tanto dei dati che delle strutture in cui tali dati sono stati concettualmente organizzati, permettendo di disambiguare, laddove necessario, il significato dei dati stessi e favorendone l’interoperabilità. Inoltre, CyclOps si conforma ai principi-guida FAIR (Findability, Accessibility, Interoperability, and Reusability) per la gestione dei dati, per garantire che questi siano accessibili e riutilizzabili attraverso l’utilizzo di linguaggi standard universalmente accettati.

I risultati attesi

Il consorzio CyclOps impiega un’architettura concettuale basata su più livelli o strati, ciascuno dei quali dedicato ad automatizzare le diverse fasi del ciclo di vita dei dati: il primo livello, denominato DataOps, ha il compito di garantire la qualità dei dati in ingresso; il secondo, chiamato AIOps, ha il compito di fornire un repertorio decentralizzato di algoritmi di Intelligenza Artificiale; il successivo livello, infine, mira a supportare e semplificare il più possibile la preparazione e l’analisi distribuita dei dati, informato da una serie di interfacce dedicate che supportano l’arduo compito di re-interpretare computazionalmente le intenzioni dell’utente (ad es. a partire da descrizioni di interrogazioni sui dati o richieste specifiche di analisi espresse in linguaggio naturale). Il framework sarà infine supervisionato dal cosiddetto Smart Data Governance and Trust, un livello semantico trasversale che ha il compito di orchestrare le componenti dell’intero sistema e garantire la conformità del trattamento dei dati a normative dell’UE quali, ad esempio, il GDPR e l’Artificial Intelligence Act.

”CyclOps è un progetto in cui crediamo fortemente e la nostra partecipazione attiva nel consorzio ci dà l’opportunità di sviluppare innovative tecnologie perfettamente in linea con la nostra missione aziendale: rendere più semplice e, allo stesso tempo, più efficace l’utilizzo dei dati con cui lavoriamo, tanto internamente alla nostra azienda che per i nostri clienti. Non meno importante, contribuire fattivamente a un progetto epocale come quello dei Common European Data Spaces è un’occasione unica che aumenta la nostra visibilità a livello europeo e proietta la nostra azienda in un mercato nuovo e ricco di potenziale per il prossimo futuro”, commenta Peter Hopfgartner, amministratore delegato di Ontopic.

“Il progetto CylcOps ci offre l’opportunità di rendere le nostre tecnologie per l’elaborazione dei dati di osservazione della Terra compatibili con quelle degli European DataSpaces e, allo stesso tempo, di incorporare un gran numero di nuovi flussi di dati nelle nostre catene di modellizzazione. Nel contesto di CyclOps, stiamo esaminando in particolare le cosiddette catene di impatto climatico in collaborazione con il Centre for Climate Change e Transformation di Eurac Research. L’idea principale è quella di collegare queste catene in modo specifico con le nuove tecnologie dei Data Space, sperando così di aumentare il valore informativo di queste catene sull’impatto di vari eventi estremi, in particolare in relazione alla disponibilità di acqua e alla siccità”, conclude Alexander Jacob, ricercatore dell’Istituto per l’osservazione della Terra di Eurac Research.

Foto di KOBU Agency su Unsplash.

(zil)